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Nel caso proposto dal modo in cui ha cercato di realizzare lo scopo o dal modo in cui ha diretto i vari atti, l illegittimità della colpa può essere oggettivamente valutata, in modo che non sia un azione ordinaria (che determina il risultato) la base per tale valutazione, ma l azione finalista che si discosta dal comportamento richiesto, dalla modalità di esecuzione. Ma dobbiamo accettare di accettare che la determinazione di ciò che è oggettivamente prevedibile ed evitabile è possibile solo con una valutazione di ciò che può essere richiesto.
I causalisti criticano il concetto di azione finalista, perché è un concetto -soggettivo-finale- poiché determina il significato sociale dell azione in base alla volontà individuale, quando deve essere determinata in modo oggettivo.
A questo dobbiamo rispondere che il senso sociale di un azione è anche determinato dalla volontà finale dell autore, mentre considerando il risultato, questo porta legge ad affermare -poiché l azione finale è un opera, il senso sociale dell azione non lo fa è determinato solo secondo la volontà, ma anche in base al risultato prodotto o non prodotto -.
È in accordo con il risultato che si determina se il lavoro ha svolto o meno il suo lavoro, lo scopo proposto, ovvero, se non si verifica la conseguenza desiderata, si tenta (tentato) l azione, se si verifica o si verifica, si aggiunge alla svalutazione dell azione la svalutazione del risultato.
La dottrina dell azione causale può solo spiegare la causalità del risultato ma non l esecuzione dell azione. Quando l autore procede incautamente nell esecuzione dell azione, in riferimento ai possibili o probabili effetti concomitanti, il difetto di indirizzo genera una svalutazione dell azione, che può essere indipendente dal risultato come nei reati di pericolo, ovvero Può sommarsi al risultato del risultato se, come conseguenza del difetto di indirizzo, si verifica il risultato indesiderato, ma che era o avrebbe dovuto essere previsto.
Nell esempio ripetuto dell infermiera che fa un iniezione allo scopo di iniettare (per curare), non vi è alcuna azione di uccisione finale perché questa non è l intenzione dell infermiera, anche se si verifica il risultato della morte, purché ci sia atto finale di uccisione se sparato a un altro con l intenzione di vittimizzarlo anche se gli manca il tiro; Questo ci consente di affermare che l azione finalista è più influenzata dall intenzione configurativa dell azione che dal risultato prodotto, senza ignorarne l importanza. Ci sarà quindi un azione finale da uccidere quando sparato con questa intenzione, e un azione che provoca la morte - non definitiva - nel caso dell iniezione o della fornitura di sostanze medicinali con l intenzione di curare, nel caso in cui La morte accade.
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CRITICA DEL FINALISMO E DELLA DIFESA
È stato attribuito a legge di affermare che, quando non vi è alcuna attività finalista malevola, non c è davvero alcuna azione, citando ad esempio il caso del paziente era che al paziente veniva iniettato un veleno che ignorava il suo contenuto, perché veniva messo in bocca al legge per sostenere che non vi era alcuna azione perché lo scopo dell infermiera non era iniettare veleno.
È opportuno sollevare obiezioni a questa accusa, che è intesa con la teoria della WWiana, è partire dalla struttura secondo cui non può esserci alcuna azione umana che non sia finalizzata al raggiungimento di un fine, poiché si sostiene che l essere umano dotato di intelligenza e la volontà, anticipa mentalmente il fine, sceglie i mezzi appropriati per quello scopo e poi li usa secondo il piano mentale, quindi si afferma che il puro processo causale della natura è un finalismo cieco e veggente.