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La teoria mista attribuita a MM si basa sia sulla teoria positiva del consenso (della volontà) sia sulla probabilità (della rappresentazione) che offre soluzioni alternative, in modo che se l autore ritiene che il possibile risultato dipenda dalla sua volontà , in tal caso si può dire che l ha voluto solo se ha acconsentito. E se l autore ritiene che il possibile risultato sia indipendente dalla sua volontà, in tal caso lo ha desiderato fintanto che lo ritiene probabile, cioè fintanto che ha la possibilità che si verifichi il risultato.

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d Secondo la cosiddetta teoria positiva della conoscenza di F, che è seguita anche da legge (s. e), si deve assumere la volontà incondizionata dell atto (agire con eventuale intento), se per la formazione della volontà dell autore era indifferente che la conseguenza o il risultato saranno rappresentati il ​​più possibile o come probabile, perché l autore ha detto -sia così o in altro modo, diventare così o comunque lo stesso atto-.

Come è stato detto, va aggiunto che Armin Kaufmann ritiene che vi sia un eventuale intento, quando l autore ha rappresentato il più possibile la realizzazione del tipo ma non ha fatto nulla per evitarlo. .

I nostri criteri sono già stati definiti (sopra) e abbiamo concordato sulla necessità di separare l eventuale intento dalla colpa consapevole prendendo vari aspetti, di cui riassumiamo: che l autore nell agire con eventuale intento non persegue sicuramente un risultato. Tale risultato deve essere stato rappresentato il più possibile o come probabile, quindi consapevole del pericolo che il tipo venga realizzato o realizzato. L autore mostra il suo consenso e porta il risultato per l evento che viene svolto indifferentemente, perché lo scopo proposto è più importante. La rappresentazione dello scopo accessorio non impedisce all autore o fa nulla per evitare che sia irrilevante la capacità o la conoscenza dell agente.

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Puoi presentare ad esempio il caso di volere la morte di JJ ma di rappresentare come probabile o possibile la morte di altre persone, non in un modo necessario ma ciò può o non può accadere, come se fosse piazzata una bomba che dovrebbe far esplodere in un determinato momento. Esiste la possibilità che oltre a JJ in quel momento siano presenti altre persone, poiché potrebbe accadere il contrario. Il pericolo non ferma l agente e prende in carico la possibilità che altre persone ne subiscano le conseguenze, in tal caso avranno agito con eventuale intenzione nei confronti di tali soggetti e con frode diretta di primo grado con riferimento a JJ.

LA PRESOLUZIONE DEL DOLO

Non è una questione di commento lasciare il posto alla controversia permanente sulla desiderabilità o inconveniente della -presunzione di frode- o praesuntio doli, ma è di accettazione forzata da questo punto. Nella legislazione penale ecuadoriana, come in altri casi (italiano, spagnolo, Cna), si ammette che l intenzione è legalmente presunta, in una presunzione iuris tantum che ammette prove a suo carico, come previsto dal art. del codice penale irradiato a tutta la parte generale, e in particolare all art. ibidamente quando si tratta di reati contro le persone.

Come è presunta la comprensione della presunzione di intenti o si deve presumere legalmente che di fronte alla produzione di un risultato dannoso per un particolare bene legale o di fronte a un attività che tende a ledere un interesse sociale legalmente protetto, il soggetto ha agito in dannoso o che desidera un risultato tipico. Vale a dire, si presume - salvo prova contraria - che l agente conosce gli elementi del tipo oggettivo e che dirige volontariamente la sua attività per ottenere la concrezione del tipo, cioè vuole che il tipo venga eseguito. Come contenuto della volontà apparirà un atto con intenzione di primo grado o delle conseguenze necessarie o almeno con eventuale intenzione.

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Quando un risultato tipico viene prodotto oggettivamente, si presume legalmente che l autore abbia voluto che un tale evento si realizzasse, anche se il risultato è rappresentato il più possibile o probabile e adotta un atteggiamento indifferente, che alla fine porta il risultato che è stato rappresentato. L onere della prova corrisponde all autore, il che equivale a dire che si presume che il comportamento del soggetto sia dannoso a meno che non provi il contrario o appaia così dalle circostanze che hanno preceduto o accompagnato l atto.

La presunzione di intenti è, secondo me, il miglior meccanismo legale per evitare la difficoltà di differenziare l intento finale dalla colpa cosciente. Di fronte a un risultato che lede un bene legale, si deve presumere legalmente che il soggetto abbia voluto o almeno accettato di produrre il risultato tipico (che ha agito con intento diretto o almeno con intento finale), la possibile o probabile rappresentazione del risultato in modo da presumere la frode. Se si afferma che non ha agito in modo dannoso, ma per es. colpevole, è l onere di provare l autore a meno che non appaia dalle circostanze precedenti o in concomitanza con l attività umana, questo ci porta a dire che la colpa deve essere dimostrata a meno che non possa essere dedotta (o presunta) dalle circostanze a cui Ha menzionato.

La presunzione di intenti ben compresi mi presenta il vantaggio pratico di disporre di un meccanismo legale per concludere se l atto sia stato o meno dannoso. Quello che succede è che, poiché la frode è tradizionalmente studiata come parte e anche come sinonimo di colpa, sono confusi e la presunzione di conoscenza degli elementi oggettivi di tipo e volontarietà è considerata aberrante. Gli elementi intellettuali e volitivi devono essere presunti legalmente, ammettendo la possibilità di prove contrarie che possono apparire dalle circostanze in cui l agente ha agito o da lui accreditato.

Pertanto, di fronte al risultato della morte, come quando JJ spara contro P e lo uccide, si deve presumere legalmente che -JJ abbia ucciso maliziosamente P-, se JJ esprimerà che la morte non è stata -cara-, sarà sua responsabilità dimostrarlo. Cioè, si presume legalmente che si desideri il risultato tipico. Un atto negligente o negligente può apparire dalle circostanze che accompagnano la condotta, come se JJ priva della dovuta cura pulisca un arma in cui c è un proiettile nella camera da letto senza accorgersene, e mentre lo pulisce in presenza Qualcuno spara e uccide P, la cui morte non era nemmeno rappresentata ma che doveva essere rappresentata, perché gli era richiesto di prendere le massime precauzioni quando si puliva un arma. In questo caso, si può ammettere che il comportamento di JJ è stato colpevole perché ha agito in assenza della dovuta cura e ha smesso di anticipare ciò che era normalmente prevedibile (colpa inconscia).

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Non dovremmo essere allarmati di ammettere la presunzione di intenti, dovendo presumere i processi intellettivi e volitivi. Inoltre, ritengo che dalla verifica del reato nella sua fase materiale o oggettiva, il processo di valutazione e persino i procedimenti penali si muovano sulla base di presunzioni. Quindi una volta è stato dimostrato che JJ per ex. sparato contro P e che è morto, si deve presumere legalmente - a meno che non sia dimostrato diversamente - che JJ abbia agito in modo malizioso, cioè abbia voluto la morte di P. le cause della giustificazione non sono presunte ma devono essere dimostrate.

Se si afferma la presenza di una causa giustificante; deve essere accreditato, poiché si basa sulla presunzione di illegalità, lo stesso accade con la colpa, considerata come un processo di rimprovero. Se il reato è stato dimostrato nella sua fase materiale, si presume la frode e si presume l illegalità e, per quanto riguarda la colpa, si presume legalmente che l agente possa agire nel modo in cui la legge si aspettava da lui, cioè presume - salvo prova contraria - di avere la capacità di comprendere il comportamento illecito e di determinarlo indebolito secondo tale comprensione; che nel caso specifico il comportamento previsto dal sistema legale era esecutivo perché era libero di scegliere. Ovviamente, sono ammesse le prove contrarie a tutte queste ipotesi che guardano sia al reato che alla colpa, ma parte di esse, senza che ciò ci conduca a presunzioni aberranti.

IL TIPO penale CULPOSE

A differenza di quelli che, a tutti i costi, affermano che è stato raggiunto il momento culminante del diritto penale, che con l avvento di nuove concezioni come la scuola finalista o il neofinalismo WWn, tutto è stato detto e commentato in materia penale, pensiamo e lo esternalizziamo, che ciò che è oggi, il moderno scadrà in seguito. I pensatori più illustri e antichi - come i coltivatori della stessa legge romana - affermavano di aver calpestato il moderno e oggi li studiamo come un estate di saggi insegnamenti che hanno gettato le basi della ricerca, ma che appartengono al passato. Apriamo solchi per lo studio senza eufemismi perché la sedia nutre quotidianamente le nostre conoscenze, ammettendo l opinione comune della complessità dello studio dogmatico del diritto penale, quindi seguendo il compito preordinato e il percorso pR spetta a noi studiare la colpa.