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Il nostro codice che regola le penalità con l obiettività dell afflizione, sta affliggendo anche rispetto alle misure di sicurezza a cui considera vere sanzioni per l imputabile, senza essere considerato moderno. Nonostante la Costituzione politica dello Stato, ci fornisce linee guida per affrontare un ripensamento delle concezioni, quando stabilito nell art. nel terzo paragrafo del numero º: -Il sistema penale mira a ottenere rieducazione, riabilitazione e reintegrazione dei condannati-. Nulla dice né la Costituzione politica né il Codice penale riguardo all imputabile e allo scopo delle misure di sicurezza, modernamente stimate non come una punizione, ma come riabilitazione e cura dell imputabile dalla follia mentale, e l educazione del minore insolente, inimmaginabile a causa della mancanza di sviluppo psicofisico.
È vero che il bambino deve essere trattato al di fuori del codice penale, ma la nostra realtà rivela che sebbene sia stato giustamente escluso dal codice come soggetto di criminalità, non viene svolto alcun trattamento educativo che ci consenta di credere che quando raggiungiamo la maggioranza vecchio, essere in grado di unirsi all ambiente sociale privo delle sue deviazioni criminali.
Appaiono nel codice penale immerso in un grande co Infusione, T, illegalità, imputabilità e colpa, in I, II e III, ignorando il contenuto di ciascuna di queste entità.
La mancanza di sistematizzazione delle componenti del reato giustifica il nostro compito.
Per quanto riguarda l imputabilità di esso
e del minore
Non vi è alcun trattamento speciale per questo, quando la nostra popolazione è costituita da una buona parte di loro, che devono essere protetti criminalmente e non mantenere una finzione di imputabilità, quando appartengono a gruppi subculturali, che hanno le loro norme di cultura, che permettono loro una valutazione diversa da quella della cultura dominante che detiene il potere.
La situazione del colpevole minorenne è stata ingiustamente dimenticata, con la grave conseguenza che a causa della mancanza di attenzione riabilitativa, le sue deviazioni delinquenti alimentate dalla sua immaturità psicofisica, diventeranno nella sua maggior parte dei tempi una concezione anormale di liceità o illegalità. un fattore esogeno dimenticato dell aumento del reato.
La loro mancanza di maturità non scomparirà all età della maggioranza, persistendo deviazioni dalla condotta senza trattamento di rieducazione e riabilitazione, essendo ingiustificati i motivi della politica penale che vengono utilizzati per stimarli in seguito come imputabili e soggetti di responsabilità penale.
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IL CONCETTO FINALISTA DI AZIONE
Influenzato dalle correnti meccanicistiche delle scienze naturali della fine del XIX secolo, la dottrina dell azione causale, che chiamiamo anche causalista o tradizionalista, raggiunge il diritto penale. Divide l azione in due parti, smembrandola, apprezzando così il processo causale esterno o oggettivo e il contenuto della volontà soggettiva. Ma secondo questa dottrina di grandi radici, l azione deve essere intesa come un semplice processo causale scatenato dalla volontà, indipendentemente dal fatto che l autore volesse il risultato o potesse anticiparlo.
Solo la relazione causale tra la volontà e il fatto è richiesta andando in colpa per sapere qual è il contenuto del volere. L azione è un semplice movimento del corpo causato in un certo modo da un atto volontario, ma è inteso come un volontario che è libero da pressioni meccaniche o psicologiche.
I causalisti considerano la -volontà- come l impulso della volontà.
È interessante solo sapere cosa è stato causato dalla volontà della persona che agisce, cosa è stato prodotto come risultato del volere, gli effetti sono parte integrante dell azione e non è importante che la causalità indaghi se gli effetti sono stati contenuto della coscienza e volontà dell autore. Per verificare l esistenza dell azione, la certezza che l autore abbia agito volontariamente è sufficiente, ciò che ha voluto e il contenuto della volontà lo spostano sul problema della colpa.
recensioni
La dottrina dell azione causale ignora la funzione costitutiva della volontà come fattore di direzione per l azione, trasformandola in un processo causale innescato da qualsiasi atto volontario. Non è quindi noto che l azione sia un opera della volontà umana che dirige il verificarsi causale.
Il contenuto della volontà anticipa mentalmente le possibili o probabili conseguenze di un atto volontario, che è diretto secondo un piano precedente basato sull evento causale.
Se studiamo il tentativo apprezziamo che si tratta di un azione diretta a un risultato scelto in anticipo, e quindi un azione in cui il contenuto della volontà è un elemento costitutivo, per questo motivo il tentativo di omicidio è l azione con cui Vuoi uccidere un uomo. I causalisti non possono negare che se il contenuto della volontà è una parte integrante indispensabile dell azione nel tentativo, rimarrà ugualmente parte integrante quando si verifica il risultato.
Solo mediante il riferimento finale a un certo risultato desiderato - sia esso un fine, un mezzo o un effetto concomitante - si può definire ciò che è un atto di uccisione, stupro, furto, ecc.
Possiamo affermare con la PF. legge (Il nuovo sistema di diritto penale), che l azione umana è un esercizio dell attività finale e non solo causale. Il carattere finale dell azione si basa sul fatto che l uomo, come conseguenza della sua conoscenza causale, può prevedere, in modo limitato, le possibili conseguenze della sua condotta, assegnarsi a così tanti scopi diversi e dirigere la sua attività secondo un piano, nel perseguimento di tali fini.
-L attività finale è un attività diretta coscientemente in funzione del fine, mentre l evento causale non è diretto in funzione del fine, ma è il risultato casuale della costellazione di cause esistenti in ogni momento. Lo scopo è quindi - detto in forma grafica-vedente, causalità cieca -.
Dobbiamo concordare sul fatto che la spina dorsale dell azione finale è la volontà, ma una volontà consapevole del fine che governa l evento causale, lo scopo si basa sulla c La volontà di prevedere - come abbiamo detto in modo limitato - le conseguenze dell intervento nel processo causale e di governarlo secondo un piano, cercando gli scopi.
La volontà finale che configura il vero accadimento sul piano oggettivo appartiene all azione, perché è il fattore direzionale dell evento causale esterno, trasformandolo in un azione finalmente diretta.
La direzione finale dell azione si svolge in questo modo:
Inizialmente l uomo sceglie o propone lo scopo che vuole raggiungere, quindi seleziona i mezzi necessari per quella realizzazione, ma questa è un operazione come la fiamma legge del -rinculo- perché il fine è stato precedentemente determinato e da esso vengono selezionati i fattori causali necessari come mezzo dell azione finale.
I mezzi scelti sono sempre collegati ad altri effetti oltre il fine perseguito, perché il fine è solo una parte degli effetti dei fattori causali che sono messi in moto, producendo qui un operazione mentale in avanti, in cui sono considerati Effetti concomitanti Ciò può indurre l autore a scegliere altri fattori causali per prevenire la produzione di effetti concomitanti che sono stati rappresentati, o per dirigere l azione in modo da poterli evitare; come può accadere che l autore includa nella sua volontà la realizzazione di tali effetti o perché considera la sua produzione sicura o probabile.
In queste due ipotetiche possibilità, la volontà finale di realizzazione comprende effetti concomitanti.
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Una volta che l autore ha anticipato mentalmente il fine, ha selezionato i mezzi e considerato gli effetti concomitanti, oggettifica la sua azione nel mondo dei fenomeni reali, in cui il risultato è il fine insieme agli effetti concomitanti che sono stati inclusi nel Piano totale da realizzare.
Già la fase di produzione che si svolge nel mondo reale, è dominata dalla determinazione del fine e dei mezzi nella sfera del pensiero, se il risultato non è prodotto da alcuna causa - non esiste un dominio finale nel mondo reale -, L azione finale rimarrà nella fase tentata.
Infine, le conseguenze a cui era diretta la volontà finale, gli effetti - concomitanti - che non erano inclusi nella volontà finale di realizzazione, sono prodotti in modo puramente causale. Potrebbe esserci un azione finale irrilevante per il diritto penale come l atto di iniettare un paziente, senza un atto finale di uccisione ma causando la morte. Il successivo effetto indesiderato (morte) si verifica in un cieco modo causale, con un azione finale.